Nell’estate del 1986 si aggiudica inoltre il Torneo Estivo, organizzato dalla Lega Calcio tra le dodici squadre di serie A non partecipanti alle semifinali di Coppa Italia. Il definitivo addio di Sibilia, nell’estate del 2000, permette al duo Massimo Pugliese-Aniello Aliberti di rilevare il club biancoverde. La mascotte ufficiale del club è il ramarro: l’intuizione si deve al decano dei giornalisti locali, Gildo Marchi (detto «il maestro», scomparso nel 2004 all’età di 85 anni) che nei primi anni Sessanta soprannominò i neroverdi come i «Ramarri del Noncello». Negli anni sessanta l’Avellino militò in Serie C, fatta eccezione per le stagioni 1961-1962 e 1963-1964 disputate in Serie D e conclusesi con l’immediato ritorno in terza serie. Casillo viene coinvolto in un procedimento giudiziario, avviato da una denuncia di Aliberti e ne fa spese il calcio, con l’Avellino che arriva a un passo dal fallimento e la Salernitana di Aliberti che scompare solo due anni dopo. Vi restano per sette stagioni, nelle quali più volte la società rischia il fallimento. Nessun imprenditore, però, è stato disposto a rilevare la società irpina causando la mancata iscrizione al Campionato di Lega Pro Prima Divisione: l’US Avellino, pur riuscendo temporaneamente a evitare il fallimento (poi comunque intervenuto nell’ottobre del 2010), mancò l’iscrizione al campionato a causa del parere negativo della Co.Vi.Soc.
Avellino, Walter Taccone, di Ciro Picone e Rocco Guerriero. Durante questi anni transitano per Avellino tanti futuri campioni e giocatori già affermati, come gli irpini Pasquale Casale (primo irpino a debuttare in serie A con la maglia dell’Avellino) e Fernando De Napoli, Stefano Tacconi, Ottorino Piotti, Andrea Carnevale, Luciano Favero, Beniamino Vignola, Gerónimo Barbadillo, Ramón Díaz, lo storico capitano Adriano Lombardi, Juary, José Dirceu, Angelo Colombo, Walter Schachner, Franco Colomba (allenatore dei lupi nella stagione 2005-2006), Paolo Beruatto, Vincenzo Romano, Angelo Alessio, Gian Pietro Tagliaferri, Alessandro Bertoni e allenatori come Vinicio, Eugenio Bersellini, Rino Marchesi e Ottavio Bianchi. L’highlight principale è senza dubbio la grafica ad ali che si irradia sulle maniche della maglia home: una soluzione grafica che arriva direttamente dagli anni Novanta, quando Nike la utilizzò per le maglie di Nigeria e Borussia Dortmund. In questo caso il desiderio è realtà: l’Atletico Mineiro ha lanciato un contest aperto ai tifosi per disegnare la maglia celebrativa dei 113 anni del club, e tra le proposte ha vinto questa bellissima divisa, elegante e ricca di significati, con la mappa del Minas Gerais stampata sul davanti. La disoccupazione è una costante atavica della città, in quanto è stata storicamente uno dei principali stimoli all’emigrazione, soprattutto a partire dagli anni ’60; tale processo, che si era quasi arrestato sul finire del XX secolo, sta tornando a manifestarsi nuovamente negli ultimi anni.
Negli anni della A si alternano momenti di entusiasmo a soffertissime salvezze. La divisa divenne iconica sia per i suoi tratti insoliti che per il fatto, soprattutto, che la Fiorentina tornò a sfiorare la vittoria dello scudetto dopo molti anni. Uniche note liete della stagione sono le 15 reti del bielorusso Vitali Kutuzov e la vittoria in rimonta contro i rivali salernitani per 2-1 con le reti ai minuti 89° e 91° del capocannoniere irpino. Pantaloncini e calzettoni sono rossi, con dettagli bianchi. La divisa casalinga era composta da una maglietta bianca con inserti rossi, pantaloncini rossi e calzettoni blu. Con Antonio Sibilia presidente e Antonio Giammarinaro allenatore, in questa stagione l’Avellino batte molti record: punteggio finale di 62 punti (fin allora mai ottenuto da nessuna squadra di C), 64 reti segnate, solo 18 reti subite, neanche una sconfitta in casa, dieci vittorie in trasferta, primato di incasso per la Serie C con 47.997.000 lire nella gara casalinga contro il Lecce terminata 1-0 con gol su rigore di Bruno Nobili.
La stagione successiva arrivò in panchina l’esperto di promozioni Osvaldo Jaconi (già allenatore del Castel di Sangro dei miracoli) ed il Livorno iniziò a puntare alla Serie B. Il primo assalto (2000-2001) fallì di un soffio, col Modena che volò diretto verso la serie cadetta ed il Livorno che, trascinato dai gol di Protti (capocannoniere del girone), raggiunse i play-off ma si arrese in finale col Como (0-0 nell’andata a Livorno, 1-0 dopo i supplementari per i lariani nel ritorno a Como). Il successivo campionato di Serie B 2007-2008 vede ancora una volta una stagione difficoltosa per la squadra irpina che, dopo un tormentato precampionato con l’addio di ben due allenatori, Giovanni Vavassori e Maurizio Sarri, viene affidata all’allenatore aretino Guido Carboni il quale tuttavia nel marzo del 2008 paga con l’esonero gli scarsi risultati raggiunti, rimpiazzato dal giovane allenatore Alessandro Calori. Nonostante le vicissitudini estive, per la stagione 1988-1989 viene allestita una squadra competitiva tanto da sfiorare la promozione in Serie A, chiude infatti settima in classifica a tre punti dall’ultima delle promosse. Al termine della stagione l’Avellino, insieme alle altre società ospiti, fu ammesso a pieno titolo in Serie C, ampliata a 266 squadre e strutturata su diciotto gironi gestiti da tre leghe interregionali.
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